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Il sole fonte di energia pulita e sostenibile, due progetti pilota ci indicano nuove strade per produrla…
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Qualcuno storce il naso davanti ai pannelli solari, alle pale eoliche, sostenendo che rovinano il paesaggio, in alcuni casi questo è vero, ma credo che si possano adottare soluzioni per ridurre al minimo l’impatto, in poche parole dire no all’energie rinnovabili per il loro impatto visivo e come buttare via il bambino con l’acqua sporca.
L’uso, in particolare dell’energia solare, trova sempre nuove applicazioni, in Svizzera sono allo studio due progetti interessanti e volendo applicabili ovunque.
Il primo è stato ideato da Sun-Ways, una piccola start-up con sede a Ecublens, nel Canton Vaud, che propone di installare pannelli fotovoltaici di dimensioni standard nello spazio tra i binari ferroviari, senza ostacolare la circolazione dei treni. Questa innovativa soluzione è una delle possibili risposte a chi contesta l’impatto visivo e ambientale dei pannelli solari.
Come funziona? La start-up utilizza pannelli solari fabbricati in Svizzera e pre-assemblati in officina. I pannelli possono essere facilmente collocati tra i binari e fissati alle rotaie tramite un meccanismo a pistoni. L’installazione avviene in maniera meccanica grazie a un convoglio sviluppato dall’azienda svizzera Scheuchzer, specializzata nella manutenzione dei binari. Man mano che avanza, il treno posa i pannelli fotovoltaici lungo la linea ferroviaria, “come un tappeto che si srotola”.
Diverse obiezioni di carattere tecnico sono state poste da enti internazionali che si occupano di reti ferroviarie: crepe sui pannelli, rischio di incendi lungo i cigli erbosi, linee più rumorose a causa della presenza di una superficie dura, riflessione della luce che potrebbe dar fastidio a chi conduce il treno. Sun-Ways ha risposto sostenendo che la tecnologia scelta prevede tutta una serie di soluzioni per ovviare a queste problematiche.
L’idea di installare dei pannelli solari tra i binari non è nuova. Ci hanno già pensato altre due aziende, l’italiana Greenrail e l’inglese Bankset Energy, che stanno testando degli elementi fotovoltaici fissati sulle traverse o integrati a esse. Tuttavia, Sun-Ways è la prima ad aver brevettato un sistema amovibile, in collaborazione con il Politecnico federale di Losanna, un presupposto essenziale per consentire i lavori di manutenzione delle linee ferroviarie.
La corrente prodotta verrà immessa nella rete elettrica e servirà ad approvvigionare le economie domestiche. Proviamo a fare due calcoli con i dati della Svizzera: 5.317 km della rete ferroviaria potrebbero ospitare una centrale solare di una superficie totale di 5.317.000 metri quadrati, pari a circa 760 campi da calcio, che potrebbe produrre 1 TWh (1000 miliardi di watt) di energia solare all’anno, circa il 2% della corrente consumata in Svizzera.
Un progetto esportabile quasi ovunque, un primo passo con un’intervento pilota è previsto nel corrente mese di maggio nella rete ferroviaria dei Trasporti pubblici del Canton Neuchâtel, nei pressi della stazione di Buttes, nella Svizzera occidentale.
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Il secondo progetto è nato nel 2019 sulle Alpi svizzere, dove è in funzione la prima centrale solare galleggiante in alta quota del mondo. Secondo gli esperti del settore, questa tecnologia potrebbe diventare un pilastro dell’industria fotovoltaica a livello globale.
Siamo sul lago di Toules, a 1.810 metri di altitudine, un bacino artificiale per la produzione idroelettrica e dove troviamo il primo parco fotovoltaico galleggiante delle Alpi. La centrale è formata da 1.400 pannelli, sostenuti da 36 strutture galleggianti in alluminio e polietilene ancorate sul fondo. La produzione attuale è di oltre 800.000 kilowattora all’anno, l’equivalente del consumo di circa 220 economie domestiche. Il costo per questo tipo di soluzione è maggiore rispetto a un’installazione sulla terraferma – a causa dei costi aggiuntivi per zattere e ancoraggi – allo stesso tempo comporta molteplici vantaggi: Lo strato atmosferico è più sottile e i raggi ultravioletti sono più intensi. I pannelli sono più efficaci a basse temperature e si può sfruttare la riflessione della luce sul manto nevoso L’utilizzo di pannelli bi-facciali, che dispongono di cellule fotovoltaiche su entrambi i lati, consente inoltre di utilizzare la luce riflessa dalla superficie dell’acqua. Rispetto a un impianto delle stesse dimensioni situato in pianura, viene prodotto circa il 50% di elettricità in più.
L’impianto fornirà circa 22 milioni di kWh all’anno, pari al fabbisogno di 8’000 economie domestiche. Non solo. Il responsabile del progetto auspica anche di replicare la tecnologia su altri laghi, in Svizzera e all’estero. Sono però necessari dei prerequisiti: Il lago deve essere accessibile, non deve essere situato in una zona protetta e ovviamente deve trovarsi in una zona con un certo potenziale solare. Sono una decina i laghi alpini in Svizzera che potrebbero accogliere un’infrastruttura del genere.
Il progetto sul lago di Toules ha avuto l’approvazione dalla sezione locale del WWF, in quanto si tratta di un sito già trasformato per la produzione energetica, dove la fauna e la flora non hanno modo di insediarsi a causa del completo svuotamento annuale. In attesa di uno studio sull’impatto della centrale sul fitoplancton, altre associazioni ambientalistiche prediligono altre soluzioni, sostenendo che prima di ricoprire gran parte dei laghi artificiali, bisognerebbe sfruttare le superfici già edificate nelle aree popolate e installare i pannelli sulle infrastrutture esistenti quali tetti, facciate e parcheggi.
Concordo che non basta dire energia solare per accettarne ogni sua qualsiasi forma, allo stesso tempo sono strade che vanno prese in considerazione, analizzate, studiate, in quanto sono il modo per produrre energia pulita, e se dobbiamo pagare il conto di qualche modifica paesaggistica – le centrali nucleari sono così tanto belle da vedersi? – credo sia nulla in confronto ai milioni di morti, all’inquinamento che soffoca le nostre città, come sosteneva un famoso spot pubblicitario: meditate gente meditate…
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All’amico sole sono state dedicate diverse canzoni, una delle più belle e famose inizia così… Mia è la luce del sole/mio è il mattino/nato dall’unica luce/apparsa nell’Eden… brano del 1971 di Cat Stevens dal titolo Morning Has Broken, e tratto dall’album Teaser and the Firecat, una canzone dolcissima che parla della gioia che si prova al mattino quando il sole sorge. Il testo, scritto nel 1931 da Eleanor Farjeon, è uno dei vari adattamenti sul tema di un inno natalizio tradizionale scozzese del XVIII secolo.
Amalia Ercoli Finzi, ingegnere aerospaziale, conosciuta dal grande pubblico per la sua partecipazione a Splendida Cornice, condotto da Geppi Cucciari su Rai Tre, sostiene che tra diversi milioni di anni il sole si spegnerà diventando una palla nera che girerà senza meta nell’universo. Quindi prima che la vita sulla terra si spenga usiamo il sole, un’energia lenta e sostenibile.
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Foto: Giuseppe Rissone
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Tempo Lento ritorna sabato 8 luglio
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