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Alla ricerca della poesia, ovvero di me stessa.
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Chi sono io?
Sono un poeta?
Chi lo dice?
Io non lo dico.
Io immagino.
Attraverso l’immaginazione coloro le parole e le depongo sulla carta e le lascio leggere. Ora non sono più mie.
Emozioni, gioia, dolore, sensazioni escono dalla penna e si posano sul foglio come farfalle bianche che danzano…
Chi sono, non lo so.
Mi guardo attorno, osservo, prendo appunti in un taccuino dalla copertina sgualcita; un taccuino che vive nella mia borsa, sempre pronto a raccogliere ogni mia sfumatura.
Anche Pavese aveva un taccuino, ma lui era Pavese e io non so chi sono.
Mi chiamano Caterina, qualcuno dice “sei un poeta”, ma io non lo so se sono un poeta.
Non so nemmeno se sono Caterina: ogni tanto mi appioppano delle etichette e, a volte, nemmeno belle e allora mi confondo e mi dico: ”gli occhi degli altri sono tanti…..”
Eh no…!
Gli occhi sono due, sono i miei, davanti allo specchio e quel che conta è quello che vedo.
E poi scrivo…scrivo…scrivo….
Scrivo quello che vedo, perché il mondo sta dietro ai miei occhi.
Amo osservare, anche con ironia cose e persone e annoto tra filari d’uva e castagne, il contadino con la pipa che mi regala la sua storia; una storia fatta di duro lavoro, ma anche di soddisfazioni: ama la sua terra; la raccoglie e l’annusa. La bacia. La palpa. Annoto il cielo e le nuvole. Lassù delle ali ci cercano, ma noi vediamo solo nuvole.
Ci sono parole che richiedono tempo, forse perché non escono solo dalle labbra.
L a poesia è cuore.
E intanto io non so da dove vengo.
Dove vado e dove posare la testa.
Ho camminato tanto,
Scrivendo la mia storia scopro che non c’è storia. Cammino da sempre e mi chiedo quando potrò fermarmi. Sono un moto perpetuo. Anche oggi ho riempito una pagina della mia vita e i miei pensieri definiscono la mia storia; i miei pensieri corrono veloci e la mia mano è stanca e le auto ferme al semaforo sono quasi silenziose. Mi rivedo attraverso gli occhi della consapevolezza e mi rivelo, attraverso il fluttuare opalescente e nebbioso di eventi trascorsi, la memoria che il tempo ha conservato, privandola, qua e là, di qualche ingrediente.
Sono i pensieri della notte che si raccolgono tra di loro, come perle rosse di un melograno; riflessioni di un pastore errante che non ha dove posare il capo e il mare è senza orizzonte e io abbraccio la luna.
È un flusso continuo ….
Raccolgo una foglia e la poso su un davanzale…dietro la finestra una luce fioca…piccola…un puntino…
I sogni passano come in un film, a sequenze.
Li tocco con le mani: sono impalpabili e fatti di seta… alcuni sono azzurri… altri rossi…
e abbraccio il silenzio della notte e ci entro, quasi lasciassi il corpo accanto alla finestra ad aspettare; entro nella notte con l’anima e raccolgo la bellezza del silenzio….
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La notte fredda
non accoglie pensieri
di stanchi giorni raccolti
in un cesto di vimini
posato sul tavolo
e posa ali inquietanti
su gemme indecise.
La penna senza inchiostro
stride su carta inarticolata.
Gemiti senza suono
danzano
tra i platani antichi,
e ombre di luna
disegnano sogni.
Sono pensieri scomposti
senza risposta
in attesa dell’alba.
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Da “Pensieri scomposti senza risposta” 2016
©Caterina Oddenino
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Nel mare di papaveri
di rosse memorie,
grilli di saggezza
raccontano un sentiero sull’acqua
di ninfee rosa.
Amanti lunari
consumano passioni di seta
cingendo la torre del castello avito,
e io, creo la mia leggenda.
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Dalla raccolta 2017 “Pensieri scomposti senza risposta”
©Caterina Oddenino
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Pensieri scomposti nel vespro
avvolti di vento e di pino,
sposano emozioni latenti
in nicchie ombrose.
Come un suono di campane
tra le foglie.
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Da “Pensieri scomposti senza risposta” 2016
©Caterina Oddenino
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Nel silenzio della notte i pensieri sfuggono
e si perdono tra le fitte foglie dei platani,
nella spirale del vento.
È il gioco perverso della mente
che incanala forme colorate
in giochi dal volto di bambino.
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I ragazzi sulla panchina si abbracciano
nel loro tempo delle mele
e la storia si ripete immutabile
di generazione in generazione.
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Folate di vento in crescendo scuotono i platani.
Il gelsomino azzurro piega i suoi rami.
Sono perle blu che si posano sulle foglie
e poi mulinelli d’acqua prepotenti
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E i pensieri saltellano tra le gocce cercando riparo.
Le mani del vento squassano gli alberi nella notte buia e
la luna si è nascosta nel cesto delle castagne.
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Le piante continuano a fiorire
Le stagioni si ripetono
Le stelle brillano ogni notte
Il sole ci bacia ogni mattina
Il ciclo di rinascita e morte fluisce nel tempo.
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Nonostante la guerra.
Nonostante tutto.
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Dalla raccolta “Sono cappelli colorati”
©Caterina Oddenino
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Foto: pixabay.com
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Ampio Respiro ritorna giovedì 7 dicembre
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Ho avuto immediatamente una bella sensazione leggendo la frase:
“… coloro le parole e le depongo sulla carta e le lascio leggere. Ora non sono più mie.”
Bella ma di breve durata.
Quel simbolo del “copyright”, in chiusura di ogni lirica, ha smorzato un pochino il mio entusiasmo…
Buonasera Claudio,
metto il copyright perché desidero che il testo non venga copiato.
Il copyright copre solo la forma.
Le parole scritte esprimono emozioni e sensazioni che sono mie quando le scrivo, ma diventano di chi le legge e si trasformano.
Il contenuto non è più mio, ma la forma si.
La ringrazio per aver condiviso le sue impressioni e il suo pensiero