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Articolo pubblicato il 18 aprile 2023 e scelto dall’autore per la riproposta estiva
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Il ciclismo, sport vero, ricco di aneddoti, di salite, di scatti, dei tanti chilometri macinati per dare il meglio di se.
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Vi trasporto negli anni ’90, gli anni della mia gioventù, per farvi conoscere un grande campione del ciclismo, Simone Mori.
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Ciao Simone e grazie per aver accettato il mio invito. Per prima cosa ti chiederei di presentarti. Chi è Simone Mori?
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Simone Mori è un ex ciclista professionista, attualmente titolare di un’azienda che produce prodotti alimentari, sposato, due figli, appassionato di montagna e natura. Guida ambientale escursionista, accompagnatore turistico, cercatore di tartufi professionista.
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Nasci come ciclista e che ciclista! Un piccolo riassunto delle vittorie della tua carriera: vincitore del “Giro di Hokkaido” e della prima tappa, sempre nel 2002 vincitore della Seconda Tappa del “Giro di Serbia”, nel 2001 vincitore del “Giro di Croazia”, nel 1998 vincitore della sesta tappa del “Giro di Slovenia” e per concludere nel 1996 vincitore della “Freccia dei Vini” e della “Coppa Varignana”. Vuoi aggiungere qualcosa a tutto questo?
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Aggiungo che sono stato un ciclista professionista dal 1997 al 2003, ho vinto, inoltre, la terza tappa al Giro Di Serbia nel 1997, il Miahout Bretonne in Francia nel 2002, la terza tappa Ealgle tour of Malesia 2002, la Classifica Generale Eagle tour of Malesia 2002, la quarta tappa Giro di Serbia 2002 e sono stato vincitore della Coppa d’Asia nel 2002.
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Hai avuto la possibilità di conoscere e di correre con un grande campione, Marco Pantani. Hai voglia di raccontarci di quel periodo e di Marco? Che ricordi hai di lui?
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Ho corso da professionista gli ultimi due anni di Bugno e Chiappucci e il periodo di Marco Pantani. Di lui ricordo una persona introversa, con tre marce in più degli altri in salita. Un uomo non salvaguardato, all’epoca, da nessuno, né da chi lo circondava in squadra, né dalle istituzioni sportive. Almeno, questo è il mio punto di vista. Un campione in bici, forse in salita il più forte di tutti i tempi.
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Hai un ricordo particolare legato alla tua carriera?
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Tantissimi ricordi di vita, oltre che sportivi, perché, grazie al ciclismo, ho girato il mondo per 30 anni da ragazzo e, quando ho smesso di correre, ho continuato successivamente da direttore sportivo. Ho dei ricordi talmente belli che raccontandoli rischierei di non emozionare nessuno e di rovinarli. Ricordo con piacere tanta gente che ho conosciuto e che spero si ricordi di me, perché poi ciò che conta nella nostra esistenza è essere ricordati in qualche modo e solo cosi si entra nella storia, che sia storia scritta o che sia qualche storia raccontata ai posteri.
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Una volta “appesa la bicicletta al chiodo”, non abbandoni il ciclismo ma rimani sempre nel giro di questo bellissimo sport. Ci racconti questa parte della tua vita?
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Si, ho fatto il direttore sportivo per alcuni anni, in Italia, e poi all’estero, in Giappone e Serbia. Ho imparato anche per una mia passione personale a parlare, leggere e scrivere 4 lingue straniere, spagnolo, inglese, francese e serbo croato Anche se tutto ciò, però, non mi ha permesso di trovare una volta tornato in Italia un lavoro che mi soddisfacesse.
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La tua vita si lega ai boschi dell’Appennino toscano, una passione che ti porta ad una nuova ed intensa vita immerso nella natura. Cosa ci puoi raccontare a riguardo?
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Torniamo al fatto che non riuscivo a trovare un impiego adatto alla mia soddisfazione personale, anche se ho fatto un po’ di tutto: manovale, muratore, falegname, cameriere, meccanico di bici, portinaio di hotel. Però non erano la mia strada, non perché non fossero lavori dignitosi, anzi, ma la mia esperienza sportiva prima ed imprenditoriale dopo, essendo stato per anni manager di team ciclistici, mi portava a voler essere sempre uno spirito libero ed a voler creare qualcosa di nuovo e di mio.
Mio Padre era il più grande fungaiolo della Lunigiana e io stesso ho una grande passione per i funghi, mi sono appassionato al mondo dei tartufi circa 15 anni fa.
Da lì ho comperato il primo cane, ho iniziato a macinare km nei boschi, ho cominciato a trovare qualche tartufo, ad immagazzinare esperienza fino ad arrivare oggi a trovare circa 9/10 quintali di tartufo nero l’anno, ed essere penso, non a detta mia, ma di molti esperti venditori di tartufo, uno dei più esperti cercatori in Europa.
Per 10 mesi l’anno sono immerso nella natura tra caldo, pioggia, gelo o neve, percorro circa 5 000 km l’anno a piedi e tutto ciò mi diverte. Sempre affiancato dal mio fido compagno, il Lagotto Romagnolo di nome Tito, al quale io devo tutta la mia fortuna nel mondo dei Tartufi.
A me piace, però, anche poter insegnare e sono cosi diventato una guida e porto gente alla ricerca di tartufi in montagna, in Appennino. Ogni tanto vengo invitato nelle scuole o le scuole vengono da me in azienda ed io cerco di trasmettere tutte le mie emozioni e tutte le mie conoscenze.
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Sogni nel cassetto o nei cassetti? Ce ne sono? Se si, quali?
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Riuscire ad incontrare Oberon il Re delle fate e degli Elfi, legato al mio libro che uscirà a Luglio: “Oberon il re degli Elfi e la leggenda del più grande cercatore di Tartufi”.
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Ultimissima domanda hai voglia di lanciare uno slogan, una frase che ti rappresenti, una frase a cui sei legato ai nostri lettori?
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La vita è un soffio, viviamola a pieno, cercando di rendere serio ciò che ci diverte e divertente ciò che è serio.
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Immagine: Giuseppe Rissone
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Diario Della Bicicletta ritorna a settembre
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