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I potenti hanno quasi tutti la coscienza sporca e in passato consultavano le stelle…
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Gli uomini di potere hanno quasi tutti la coscienza sporca, anche se questa loro condizione non preclude nulla nel loro comportamento e, anzi, li mette nella favorevole condizione di giustificarsi e non essere mai soggetti a scrupoli di sorta.
Non esistendo ancora i giornali essi leggevano e consultavano le stelle, pratica romantica dalla quale anche pochi di noi siamo stati esenti interpretando per lo più favorevolmente ciò che credevamo di voler sapere dalle sterminate mappe stellari, per lo più aiutati da una lieve situazione di condizione di ebrezza alcolica o sentimentale.
Quindi anche l’empio re Nimrod, sobrio o meno che fosse, ma abile astrologo qual era, le consultò scoprendo, suo malgrado, che il futuro lo avrebbe destinato a incontrare un uomo pronto a insorgere contro di lui e a sconfessare la sua religione. Terrorizzato chiese il parere dei suoi principi e dignitari per ottenere da loro consiglio sul da farsi: l’esito della consultazione fu il più classico della storia: “ammazzali tutti! Neonati compresi. Risparmia solo le donne e le loro figlie”, ma, beati imbelli, voi consiglieri, che fine avreste fatto!?!
Ciclicamente nel corso della Storia qualche potente sterminava tutti i suoi concorrenti maschili risparmiando fortunatamente il genere femminile, ma pensa tu a quale mole di estenuante lavoro si doveva poi sottoporre per compensare la mancanza di concorrenti per continuare ad avere un popolo sul quale governare, considerando poi che la fecondazione assistita non esisteva ancora!
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Il primo passato alla Storia tra questi i capi corrotti fu Nimrod figlio di Cus.
Nato da un unione tardiva e nell’età avanzata del padre, egli gli era particolarmente caro poiché “bastone della vecchiaia”; a lui il padre donò gli abiti che erano appartenuti ad Adamo e a Eva quando, vestiti, avevano lasciato il Paradiso Terrestre e in seguito donati al loro figlio Cus. Dai nostri progenitori quelle vesti erano passate a Cam, da questi a Enoc fino a Matusalemme e poi a Noè che le aveva portate sull’Arca; insomma non mi lamenterò mai più di una vetusta foggia di abbigliamento un po’ antiquata e se da giovane ho indossato abiti provenienti da parenti più grandi di me, ma, sicuramente, la qualità della tela con la quale erano confezionati era di gran lunga migliore dell’attuale…
Queste vesti vennero celate per molto tempo e Cus le donò al figlio Nimrod quando questi compì vent’anni. Esse avevano il magico potere di rendere invisibile e quindi invincibile chi le indossava, animali o uomini che fossero cadevano a terra esamini di fronte a lui che così vinceva facile, tanto facilmente che il popolo, non capendo donde provenissero queste arti, non potette fare a meno che acclamarlo re, primo tra i mortali a conquistare il dominio delle terre conosciute: dopo di lui la Storia elenca Giuseppe, Salomone, Acab, Nabucodonosor, Ciro, Alessandro il Macedone e infine il Messia.
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Nimrod, che i greci chiamavano familiarmente “Nino” diede il nome alla città di Ninive, convinse i persiani ad adorare il fuoco ricorrendo alle arti magiche di cui era pratico, ma il primo mago conosciuto fu però Cam, che i suoi adoratori chiamavano Zarathustra, “stella vivente” in greco, dovuto al fatto che con i suoi sortilegi convinse un demone a trarre scintille da una stella e il risultato fu che ne morì bruciato: il popolo non riconobbe in questa morte una punizione divina, ma le attribuì un carattere soprannaturale facendo del personaggio una stella vivente e i persiani lo adorarono come la personificazione del “fuoco celeste”. Identificato come “colui che ardì opporsi a Dio” spesso è annoverato nella letteratura rabbinica come colui che si proclamò dio, dando inizio al culto degli idoli.
Nimrod fece progettare e costruire un gineceo e vi rinchiuse le donne gravide, assunse levatrici che più che altro erano kapò assassine, e sterminò tutti i neonati maschi, vicenda che nella storia delle Religioni è abbastanza comune, anche se non ne capisco il perché, essendo comunque favole drammatiche inventate e scritte solo da uomini e per gli uomini fino alla supposta emancipazione sessuale delle Chiese, avrebbero dovuto essere sempre tutte chiaramente a favore del nostro sesso dominante.
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A quanto narrano le cronache del tempo furono settantamila i maschi trucidati, mentre le madri di figlie venivano vestite di seta e di bisso e liberate con grandi onori. A memoria mi sembra uno dei pochi e rari episodi non sfavorevoli al genere femminile di cui sia venuto a conoscenza nel corso delle mie letture ma, probabilmente, è veramente solo una delle tante favole di cui è infarcita la Bibbia!
Con la prontezza di spirito e d’intervento con cui erano famosi gli angeli, essi si presentarono al cospetto del loro Padrone e chiesero spiegazioni, al che lui, il Signore, rispose che sarebbero stati loro i testimoni della punizione: bella comoda e divertente la situazione con la quale induci a peccare per poi avere le mani libere per poter punire e castigare, ma quello era il Dio dell’Antico Testamento… e ci sono voluti più di duemila anni per capire che qualcosa nei conti non tornava.
Fu a quell’epoca che Tare sposò la futura madre di Abramo e, quando dopo tre mesi avvide che cominciava a ingrassare e a essere particolarmente pallida soffrendo di nausee, le chiese stupito cosa avesse lei gli rispose:” Mi sento una strana malattia, come una pesantezza di pancia, chissà! Forse ho mangiato troppo”. Tare che non era stupido e anche un po’ ginecologo le mise una mano sul ventre, ma il feto si spostava ogni volta prima che avvenisse il contatto con la mano non facendosi così percepire. “Si! Probabilmente avrai mangiato troppo” fu il responso del futuro padre e le offrì un amaro.
Tare sposò Entela’y figlia di Karnado e generarono Abramo…
Colgo l’occasione per ringraziare i lettori/lettrici per i loro commenti.
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Foto: pixabay.com
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Apostata Per Vocazione ritorna lunedì 13 maggio
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Se le vesti di Cus rendevano invisibile chi le indossava, immagino fossero esse stesse invisibili, altrimenti gli avversari, trovandosi di fronte dei vestiti che camminavano da soli, non avrebbero avuto difficoltà a colpirli con un dardo o un colpo di lancia, ferendo quindi anche colui che li indossava.
Non so voi, ma a me, con l’età, capita sempre più spesso di cercare per diversi minuti cose per casa senza vederle, nonostante siano, non dico in bella vista, ma comunque “visibili”. Dobbiamo perciò senza dubbio rendere merito ai metodi di archiviazione degli antichi, perchè tenere celati per molto tempo degli indumenti non visibili, non doveva essere cosa da poco. In tutti quei traslochi, da una dinastia all’altra, potevano venire smarriti irrimediabilmente. Senza contare poi le difficoltà logistiche connesse alla gestione di indumenti con quella peculiare caratteristica dell’invisibilità; immagina la scena: Nimrod che chiede alla madre “Dove hai messo quel vestito, eredità di famiglia?” “Quale dici?” “Quello che è stato di Cam, che poi l’ha dato a Enoc…” “Enoc chi? Intendi quel tuo cugino di Qumran? “Nooo! parlo di quell’abito che poi Noè ha portato nell’Arca” “Si vabbè, pure l’Arca… in quella bolgia… e poi lo sai che zio Noè le ha salvate tutte le specie, anche gli insetti: se lo saranno mangiato le tarme!” “Impossibile! L’ho visto ieri l’altro tra la roba da stirare…” “e come hai fatto a vederlo se è invisibile?” “Porca puttana, mà! devo vestirmi per andare ad ammazzare i nemici, lo vuoi capire?” “Va bene, va bene, toh! Mettiti questo” “Stai scherzando? ma questa è una mimetica!” “E allora? se vai a combattere è la tenuta giusta…” “Ma con questa mi vedono…” “E come fanno? hai appena detto che è mimetica”
A questo punto me lo vedo, il povero Nimrod, impallidire e restare a bocca aperta. (Io non so se questo c’enta qualcosa con la cosiddetta logica femminile, ma bisogna dire che effettivamente i ragionamenti della mamma non fanno una grinza); non è della stessa idea invece Nimrod, che allora sbotta “Ah! voi donne non capite una mazza di guerre!” “E sia pure; ne so poco di conflitti armati, ma come massaia posso ancora dire la mia: sù, almeno prova a metterla, che vedo come ti sta e casomai te la stringo un pochino” Con malgarbo, Nimrod se la infila e miracolosamente gli spariscono gli arti, la testa e i piedi: si vede solo la mimetica apparentemente vuota, ma ritta in piedi da sola.
“Che ti dicevo? É quello giusto! É colpa dei tuoi avi, quegli sporcaccioni! Aveva già cominciato Cam a macchiarlo di sangue e già quello non va più via; poi quell’altro che con l’invisibilità si imbucava alle feste e si ubriacava sbrodolandosi col vino; e tutti gli altri ancora, che vennero dopo… e Matusalemme? Te lo raccomando quello! Da giovane lo metteva anche per andare a lavorare e da vecchio ci andava pure a dormire! Per non parlare delle tue nonne e bisnonne poi, che non hanno mai avuto a cuore il decoro dei loro mariti e li facevano andare in giro come degli zingari pur di non fare il bucato! Lasciamo perdere và, non farmi rivangare… quando l’hanno passato a noi era in uno stato pietoso. Ci ho provato sai? Ma era tutto una chiazza, un’alone! zone verdine, altre gialline e quelle marroni? quelle sono rimaste tali e quali, senza nemmeno sbiadire. Ormai è in questo stato e io non so più cosa farci: o così o pomì! Ah! a proposito di pomì…” si china a scrutare più da vicino: “questa è nuova… una macchia di sugo! Questo è tuo padre, di sicuro, l’avevo appena stirato!”
“Ma mamma, non posso andare in battaglia conciato in questo modo… appena mi vedono mi fanno un mazzo così…” cominciò a piagnucolare Nimrod. “Ma mamma… ma mamma ma mà!” lo canzonò la moglie di Cus (che se non lo avete ancora capito era una tipa tosta) “tutti bravi voi uomini a fare i gradassi quando non c’è nulla da rischiare… poi incontrate quattro pezzenti un po’ incazzosi e ve la fate sotto! Invece di andare ad ammazzare nemici vai alla bocciofila con tuo padre! così vi togliete dai piedi tutti e due, che io c’ho da fare!” e mentre Nimrod si allontanava offeso gli gridò ancora “e poi invece di ammazzarli tutti, perché non provi a farteli amici?” Quest’ultima frase lo ferì profondamente nell’orgoglio e per sfogare la sua rabbia, il risultato furono, di lì a poco, bem settantamila maschi trucidati, non si bene come, ma le cronache dicono così. Che brutto carattere!
Un caso simile a quello di Tare invece è capitato anche a me: mia moglie, incinta, ogni tanto mi diceva “ecco sta scalciando! si muove…” e io subito a smanacciare qua e là sul pancione, ma niente… non ho mai sentito nulla! Una sera, dopo che a pranzo ci eravamo fatti una memorabile mangiata di gnocchi col ragù, lei si lamentava “non devo aver digerito gli gnocchi… ogni tanto sento degli spasmi…”
Quando mi resi conto che quegli spasmi si ripetevano con regolarità, a distanza di cinque minuti, io, che al corso preparto ero stato più attento di lei, ho riconosciuto subito le classiche contrazioni e l’ho portata all’ospedale. Quella notte è nato nostro figlio Guglielmo. Se avessimo già conosciuto tutta la storia che ci ha raccontato oggi Guido, considerate le analogie con la vicenda di Tare, potevamo anche chiamarlo Abramo!
Ma, tutto sommato, ci va bene così.
Sarò breve. Abramo, o almeno il rispetto per lui, avrebbero potuto portare pace e concordia anche per i forsennati, gli integralisti delle tre religioni monoteiste. Macché! Strage dopo strage, il motto “ammazzateli tutti”, non ha portato mai a nulla. Dimenticano gli assassini che è l’amore che manda avanti il mondo. Non l’odio. Grazie Guido e Claudio, fratelli miei.