di Umberto Scopa Umberto Scopa
—
Le fasi drammatiche di una catastrofe che hanno indelebilmente segnato la memoria collettiva dell’intero paese
—
Mentre pubblico questa registrazione è il mese di novembre del 2021. Il Po dorme tranquillo. Era sempre il mese di novembre, ma di settant’anni fa, quando il Po sembrava addormentato, ma nessuno presagiva l’incubo che lo avrebbe risvegliato all’improvviso. Nelle mie ricerche leggo molti documenti del passato, molti ne scarto, e cerco quelli più interessanti. Quello che potete ascoltare oggi per me ha però un valore speciale che va oltre la mera documentazione storica. Mi è capitato nella lettura in alcuni punti di essere anche preso da una visibile commozione in fase di registrazione, al punto da procurarmi talora inflessioni vocali e sono stato costretto anche a cancellare e riprendere da capo. Non è che io sia poi così vulnerabile alla retorica, che pure in questo articolo fa mostra di sé, ma si tratta di aver sentito riaffiorare in me una memoria impressa nella mia terra e tramandata anche dai racconti degli anziani che l’hanno vissuta. Questo mi ha fatto rivivere emotivamente fatti che non ho vissuto, ma la cui memoria emotiva ho ereditato insieme ad un atavico timore e rispetto per quella potenza ruggente che talora attraversa l’intera pianura padana e che ho visto da vicino negli ultimi anni, pur al riparo di argini ben più robusti. L’articolo è tratto dalla rivista “Le vie d’Italia” mensile del Tourung Club Italiano del mese di Gennaio 1952.
Per ascoltare il racconto cliccate qui
Il Contastorie ritorna giovedì 18 novembre
Sostieni le nostre attività, clicca sull’immagine
Lascia un commento