di Gianfranco Gonella pasionaria.it
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L’estate è finita e con lei le vacanze. Ma il mondo non è andato in vacanza, anzi.
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Ben ritrovati amici bradipolettori. L’estate è finita e con lei le vacanze, per chi le ha fatte, come noi del bradipodiario, per esempio. Ma il mondo non è andato in vacanza, anzi. Da quando ci siamo lasciati sono successi fatti degni di menzione che citerò in ordine sparso:
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- Gli Stati Uniti annunciano, e mettono in atto, la loro completa uscita dall’Afghanistan;
- I Talebani riprendono il pieno potere, usando anche le armi e le attrezzature che gli americani non riportano più a casa perché gli costerebbe troppo il trasporto;
- Sempre i talebani nominano un nuovo governo posizionando nei ministeri chiave quelle figure riconosciute da vent’anni come terroriste e che in tutto questo tempo non si è riusciti, o non si è voluto, eliminare;
- Israele annuncia di aver già iniziato la campagna per la somministrazione della terza dose del vaccino anti Covid e di averle già pronte per tutta la popolazione;
- La scuola ha riaperto i battenti in presenza e il ricorso alla DAD sarà solo per quelle classi dove, speriamo di no, ci sarà stato un contagio o un caso accertato di Covid;
- Per cercare di tornare ad una graduale normalità il consiglio europeo istituisce il Green pass;
- Poiché quanto scritto sopra è un certificato che tutela la collettività e non solo pochi privilegiati, da noi in Italia i soliti noti cercano di mettere il cappello alla protesta di chi pensa di aver solo diritti e mai doveri;
- Non potendo, e non volendo, obbligare nessuno a vaccinarsi contro voglia, lo Stato ti chiede almeno di farti un tampone per verificare che sei sano e che non sei fonte di contagio;
- I tamponi costano, il vaccino no. Se non accetti quanto io Stato ti posso passare almeno l’alternativa che cerchi pagatela tu;
- Non bisogna pagare per andare a lavorare, come giustamente afferma Landini, ma secondo me questa volta è diverso e mi rifaccio al paragrafo scritto sopra.
Porca miseria, a ben vedere sembra che in questi due mesi scarsi che non ci siamo più letti, di cose ne siano successe relativamente poche, praticamente due, se pur importanti, ma sono proprio queste due che mi hanno fatto leggere con più attenzione i quotidiani così che ne ho trovate altre legate direttamente o indirettamente alle stesse. Parto con ordine: le forze armate occidentali abbandonano l’Afghanistan, i Talebani tornano al potere, le donne sono di nuovo le loro vittime preferite. Chiuse per loro le scuole, via dai posti di governo, via dai posti di lavoro, via dalla vita. E le immagini di quelle povere madri disperate che lanciano oltre il filo spinato i loro figli per farli fuggire insieme ai soldati, nella speranza di dar loro un futuro migliore mi lasciano ancora sgomento. Per approfondire
Oppure che dire di quella coppia moldava, residente da anni a Chivasso che volevano diventare genitori e che si sono rivolti ad una clinica della loro nazione per una fecondazione assistita, poiché da noi oltre a costare cinque volte tanto, i tempi si sono notevolmente dilatati, causa Covid. E lei è mancata.
E ancora, cosa dire di quella povera ragazza poco più che ventenne, madre di una bimba di due anni, che è stata uccisa dal vicino di casa?
Per finire le dichiarazioni della madre dei fratelli Bianchi, quelli che hanno ucciso a calci e pugni il giovane Willy, reo di aver difeso un amico?
Ecco, sono tutte madri, con storie diverse alle spalle, ma madri che avevano sperato un futuro diverso per i loro figli, cercando un nuovo confine alle loro storie, nel bene o nel male. Il titolo di quest’articolo è proprio Cercando un nuovo confine, brano tratto dall’album Forse le lucciole non si amano più del gruppo astigiano La locanda delle fate. Il gruppo nasce nel 1977 e si colloca di diritto fra i rappresentanti del progressive italiano. L’album, ascoltandolo attentamente, è forse la più alta espressione del genere, alcune sonorità, come la doppia tastiera, possono ricordare il Banco del Mutuo Soccorso e anche per la voce del cantante che ricorda un poco quella di Francesco di Giacomo.
Ha però un grande difetto: esce come scritto nel 1977, quando il genere da noi, come nel resto del panorama musicale mondiale, sta ormai passando di moda. Una recensione su Ciao 2001, la nota rivista musicale dell’epoca, lo recensisce come “un pesce fuor d’acqua” proprio per questa uscita tardiva. Ma se avete voglia di ascoltarlo, dimenticando la data di uscita e tornando con la mente ai primi anni ’70, vi accorgerete che il lavoro è veramente pregevole. Il gruppo ufficialmente si scioglierà nel 1980 per poi ritrovarsi più avanti negli anni continuando a fare concerti e registrerà nuove composizioni negli anni ’90, per arrivare ai giorni nostri.
Il brano lo potete ascoltare in un concerto dal vivo cliccando su questo link. Alla prossima
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Il Mito Ostinato ritorna lunedì 21 ottobre
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Ciao Gianfranco, come al solito nel leggere la tua rubrica mi partono una miriade di pensieri e mi verrebbe da scrivere pagine e pagine nello spazio riservato ai commenti dei tuoi lettori; oggi però cercherò di essere veramente breve. Mi aggancio alla tua considerazione sulle donne che sono tornate a essere le vittime predilette dei talebani per dire che anche qui da noi non si scherza mica con la violenza sulle donne… con la differenza che le motivazioni che spingono i nostri connazionali ad ammazzare mogli o fidanzate sono per certi versi ancor più esecrabili di quelle degli “studenti di Dio” afghani.
Ma tornando a considerare solo la situazione delle donne afghane, vorrei suggerirti di ascoltare il brano intitolato “Kabul” scritto e interpretato da Loredana Bertè nel 1993; da allora sono passati 28 anni eppure non c’è bisogno di modificarne nemmeno una virgola per renderlo più attuale; molte ragazze che oggi subiscono il regime talebano non erano nemmeno ancora nate nel ’93 e già qualcuno, da noi, ne cantava la triste condizione. Ascolta bene il testo, cercalo magari in rete per leggerlo mentre ascolti il pezzo e poi dimmi se non sembra una canzone scritta oggi stesso! Nel ritornello Loredana canta: “loro vanno via…” e, all’epoca, si riferiva alla resistenza afghana, alla fuga degli uomini che andavano a combattere, mentre le donne e i bambini restavano in città, faccia a faccia col nemico. Riascoltandola oggi quella frase evoca l’immagine delle forze armate occidentali che sgomberano, piuttosto che quella dei loro uomini in partenza per la guerra, ma poco cambia per le donne di Kabul che là sono rimaste; bum bum bum…
Eccoti il link: https://www.youtube.com/watch?v=OqnoBn_fMrQ
Buongiorno Gianfranco, di potrebbe dire che le persone vanno in vacanza mentre le brutture di questo mondo no. Naturalmente quello che hai scritto è condivisibile e non necessita aggiungere altro. Per quanto riguarda la musica , che dire sei una “piccola” enciclopedia. Un abbraccio
Come al solito ringrazio per i commenti ricevuti e approfitto della mia risposta per dare qualche aggiornamento a quanto pubblicato.
Allora, partiamo con ordine: anche noi, come tutte le forze “di pace” occidentali ce ne siamo andati via dall’Afghanistan contribuendo, nel nostro piccolo, all’evacuazione dei civili che in qualche modo avevano con noi collaborato, avendo così un bel risparmio di euro per non aver più operativi in missione.
E allora con questo gruzzoletto in saccoccia come abbiamo pensato di utilizzarlo?
Acquistando dei missili a lunga gittata per armare i nostri sommergibili.
E a cosa mi servono dei missili a lunga gittata?
In un sogno degno del dottor Stranamore ho pensato: adesso che sono ritornati i talebani al potere, che hanno nominato come ministri quegli stessi individui che per vent’anni abbiamo definito terroristi e, come per Messina Denaro, non siamo riusciti a scovare, aspettiamo che si riuniscano per un consiglio, che faccianoil loro punto della situazione.
In quel momento in cui il loro governo è riunito ecco che lanciamo i nostri missili a lunga gittata e li prendiamo tutti in un solo colpo, altro che i droni americani.
Poi qualcuno ci ha fatto notare che i missili hanno una capacità di 1000 Km mentre la distanza Roma – Kabul è di circa 7000 Km, e allora il progetto è arenato, ma i missili comunque ce li compriamo lo stesso, non si sa mai che i confini cambino.
Fantapolitica, elucubrazioni mentali di uno psicopatico, un Dottor Stranamore appunto.
Nel frattempo in Tunisia, primo fra i paesi arabi, avremo una donna nominata a capo del governo.
Ci sono molti dubbi su questa operazione, sicuramente i poteri Kais Saied, presidente tunisino, difficilmente li cederà alla docente universitaria Najla Bouden Romdhane, ma è comunque un passo in avanti che, si spera, possa fare da apripista anche in altri paesi.
Più che ai tamponi bisognerebbe guardare alla sicurezza sul lavoro: è inamissibile che una donna, un uomo escano di casa al mattino per recarsi al lavoro e non facciano più ritorno a casa a fine turno perchè coinvolti in incidenti spesso dovuti alle mancate regole di sicurezza.
In questa settimana ce ne è stata una strage.
Non ho parole.
Infine ringrazio per il commento relativo alla parte musicale della rubrica.
Ho avuto la fortuna di vivere in prima persona quei bellissimi anni raccontati da Antonino Di Bella, collaboratore di bradipodiario, nella sua storia delle radio e televisioni “libere” italiane, pubblicata su questo sito.
In una delle primissime radio torinesi ho mosso i primi passi come collaboratore, nel frattempo suonavo e leggevo le poche riviste musicali dell’epoca.
Mi sono fatto una certa cultura coltivata anche dall’acquisto di moltissimi dischi, specialmente di musica italiana definita, dopo l’avvento del beat, la nuova frontiera insieme alle sperimentazioni sonore tedesche.
Così ora, ripensando a quel recente passato, cerco di tornare a quegli anni riascoltando e facendo ascoltare a chi vuole, cosa era la musica che amavo e che tutt’ora amo, citando anche gruppi sconosciuti ai più.
Grazie ancora.
ciao Gianfranco, mi è piaciuto come altri già letti, il tuo articolo. Aldilà dello scritto, bene la tua citazione musicale del progressive italiano!
Ciao Gianfranco e ciao Claudio! Avete detto e scritto quella che purtroppo è la realtà di oggi! Cose brutte ma anche cose belle! Ho ascoltato la canzone della Bertè che a me piace tantissimo e si devo dire che la musica è quella che ci salva e che mi riporta indietro negli anni a quando ero andata a vedere il Banco del mutuo soccorso al good music! Ve lo ricordate? Bei tempi che se noi lo vogliamo torneranno! Un grande abbraccio! Ciao! Claudia
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