Dal Finestrino

di Giuseppe Rissone pixaby.com

Una decisione non facile, risalire l’Italia. Il viaggio di Michele, il suo come quello di tanti…

Stazione di Sulmona, luglio 1923, il lento e faticoso riprendere dopo la guerra, una decisione non facile, lasciare la natia terra, risalire in un lungo viaggio l’Italia, per migliorare la propria condizione. Vent’anni, fisicamente un uomo, ma con il cuore da ragazzo, Michele, decise di lasciare la sua famiglia, per raggiungere uno zio, emigrato da alcuni anni in Liguria, e impiegato come saldatore in un grosso cantiere Navale, esattamente a Riva Trigoso.

Sul marciapiede, a salutarlo, nella piccola stazione, il padre Antonio, la mamma Annamaria, ed il piccolo fratello Carlo, appena cinque anni. Michele, affacciato dal finestrino, aveva il viso rigato dalle lacrime, il loro dialogo era fatto, non di parole, ma di sguardi. Quando lentamente il treno mosse i suoi primi giri sulle rotaie, uscirono bagnate parole di saluto…

Cambiò treno alla di stazione Termini, Roma; il suo giovane corpo infagottato in un completo di velluto marrone, gialla la testa di biondi capelli, sembrava un uccello, le ali gliele imprestava il grosso zaino, posto sulle sue robuste spalle.

Sulla panca di legno, della terza classe, lo spazio era poco per due persone, ma, Michele, per quanto robusto, sapeva raggomitolarsi, piegarsi; come per voler dimostrare, che dar noia proprio gli dispiaceva. Guardando dal finestrino, lo scorrere lento del paesaggio, si vedeva, ancora bambino, giocare lungo il torrente Vella, crescere ragazzo lungo corso Ovidio e nella pendete piazza XX Settembre.

Quell’insieme di ferro e legno che sbuffava nuvole grigie, lo portava lontano, il bambino ed il ragazzo, lasciavano il posto ad un uomo, con tanta voglia di vivere. A Roma, avrebbe voluto perdersi per le sue vie, ma il tempo non era sufficiente, il treno per la Liguria, sarebbe partito da lì a poco; solo molti anni dopo, avrebbe conosciuto i mille segreti della città eterna. Il treno, risaliva lentamente la penisola, vedeva il mare sempre più vicino, arrivato in Liguria, il convoglio sembrava cascarci dentro. Tutte quelle sequenze di blu, incantavano i giovani occhi di Michele.

Quando il treno, mosse con forti scossoni, le sue carrozze, dalla stazione di La Spezia, Sergio, scattò in piedi, con il cuore che aumentava la sua velocità; la prossima fermata sarebbe stata la sua, Sestri Levante; nome sino a pochi mesi prima sconosciuto.

Dopo il passaggio, su di un ponte in ferro, il treno incominciò a rallentare, giunto in stazione frenò bruscamente. Sulla città gravava un caldo torrido. Dalle traversine dei binari uscivano per autocombustione piccoli fili di fumo, effondendo nell’aria un acre odore di catrame bruciato. Sotto la pensilina qualche viaggiatore in attesa sonnecchiava sulle panchine, altri leggevano distrattamente il giornale, mentre, nell’interno del chiosco, la vecchia giornalaia dormiva beata.

Michele, trovò lo zio ad attenderlo fuori dalla stazione, notò la strada sconnessa, tutta sassi e piena di buche, passò un vecchio camioncino, sbuffando e scuotendosi rumorosamente. Il telone verde, che ricopriva il rimorchio, recava un’enorme scritta bianca “Pastificio Venturini a Sestri Levante dal 1860”. Michele, interpretò quella scritta come una sorta di benvenuto.


Le Microstorie ritorna mercoledì 8 dicembre


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